Un progetto per gruppi di ragazzi agonisti

La preparazione mentale nello sport è fondamentale per raggiungere una prestazione ottimale. È il fattore che oggi può fare la differenza, accanto alla preparazione tecnica e fisica, perché facilita l’espressione di tutte le potenzialità dell’atleta. Attualmente tanti professionisti ricorrono al Mental Coach solo quando incontrano un periodo di difficoltà, quando vogliono sviluppare o ritrovare la motivazione, quando vogliono essere supportati nel superare la delicata fase di un infortunio che li costringe a lunghi periodi di inattività o ancora quando vogliono trovare quella marcia in più che li può aiutare a scalare il successo e ad affrontare i propri limiti.

Pochi invece si rendono conto di quanto sia importante educare sin da piccolii futuri professionisti ad utilizzare al meglio le proprie abilità mentali e a sviluppare il giusto approccio allo sport, integrando la preparazione tecnico/fisica con quella mentale. Vorrei quindi sfatare qualche mito in merito e cioè che la preparazione mentale è:  1) solo per i problemi degli atleti, 2) solo per atleti di elite, 3) consente una soluzione rapida (ma non duratura), 4) non è utile.

Al contrario, da molte ricerche emerge che l’allenamento delle mental skills aiuta lo sviluppo di caratteristiche come: Confidenza, Motivazione, Concentrazione, Resilienza, Comunicazione, Responsabilità, Sviluppo della morale.

Vista la stretta correlazione tra mente e corpo, è bene ricordare che quando l’atleta si allena fisicamente lo sta facendo anche mentalmente o tecnicamente. Quello che alle volte si ignora è quanto la mente possa influire sul corpo e quanto le abilità mentali siano importanti per il raggiungimento della propria prestazione ottimale.

Lavoro con gruppi di ragazzi dai 9 anni in su, soprattutto giocatori di tennis (sport che ho praticato per più di un terzo della mia vita a livello agonistico) e sempre più spesso mi rendo conto di quanto sia importante sviluppare una cultura olistica dello sport, dove le abilità mentali siano considerate altrettanto importanti quanto le abilità fisico/tecniche. E farlo sin da piccoli, quando si inizia l’attività agonistica, può contribuire a gettare le basi per un impiego ottimale delle proprie risorse ed un corretto approccio allo sport, imparando a conoscere strumenti di preparazione mentale fondamentali per affrontare al meglio allenamenti e competizioni. Le filosofie orientali da sempre concepiscono corpo e mente come un tutt’uno in una visione globale dell’uomo, nella sua interezza. In quest’ottica, se da un lato appare chiaramente che ogni allenamento è “specialistico”, dall’altro tutto è collegato e interagisce.

L’obiettivo del progetto, che sto portando avanti con passione ed impegno presso associazioni sportive che svolgono attività agonistica, è quello di inserire il Mental Coach come figura stabile per affiancare e lavorare in sinergia con l’allenatore, e non solo in occasioni sporadiche e limitate nel tempo, ma durante l’intero ciclo annuale di preparazione tecnica/fisica. L’allenamento diventa così un’esperienza “integrata” il cui risultato finale assume un significato diverso o superiore, dove il tutto quindi è molto di più della somma delle singole parti. Allenamento mentale, fisico, tattico e tecnico si fondono insieme in un divenire continuo per la crescita dello sportivo nella sua globalità. Perché come nella vita, l’approccio vincente consiste nell’insegnare ai giovani ragazzi a dare il meglio di sé, con impegno, serietà, disciplina, divertimento e passione per il piacere di giocare e fare sport.  Le mental skills sul campo e fuori dal campo sono quindi essenziali per il successo sportivo e sono essenziali per il successo nella vita.

Il progetto si svolge una volta a settimana con gruppi di 10, massimo 14 atleti ed è orientato a sviluppare, attraverso l’utilizzo di tecniche specifiche, le abilità mentali più importanti e mira a rafforzare la fiducia in se stessi e nelle proprie prestazioni, a coltivare la passione per sviluppare la motivazione, a stimolare il proprio dialogo interno (self talk) in senso positivo per superare le convinzioni limitanti, a gestire positivamente gli errori, praticando l’attenzione e la concentrazione per quel che si fa, oltre che ad insegnare a canalizzare in modo efficace rabbia, agitazione ed altre emozioni che spesso si tramutano in ansia e stress, elementi che incidono negativamente sulla prestazione. La finalità è quella di accrescere la consapevolezza di se stessi e dei propri punti di forza, di identificare le aree di miglioramento, di comprendere come corpo e mente possano interagire permettendo la realizzazione e lo sviluppo delle proprie potenzialità (self-efficacy).

Un ulteriore obiettivo è quello di sviluppare lo spirito di gruppo, come spazio di confronto, supporto, sviluppo dell’empatia e crescita dal punto di vista dell’atleta inteso come “Persona” ancor prima che professionista. Per cui bene sviluppare lo spirito competitivo dell’atleta, bene anche – se vogliamo un atleta completo, integrato, dotato di flessibilità – allenare la sua capacità di stare nel gruppo, cooperando e sviluppando così competenze a 360 gradi.

Vi riporto alcune interviste fatte ai ragazzi che hanno intrapreso questo percorso. Ho chiesto loro cosa pensavano all’inizio e cosa dopo 6 mesi di esperienza:

Edoardo (12 anni): Mi aspettavo di riuscire a liberare la mente e giocare senza paure.

Dopo 6 mesi: Mi è molto utile fare l’analisi delle partite perché mi fa capire cosa migliorare. Le visualizzazioni mi aiutano nei momenti più difficili. Ora durante un match non trattengo più la rabbia e la utilizzo a mio vantaggio. Il cambio di stato d’animo che mi carica quando sono fermo nelle pause, mi ha permesso in alcuni match di ribaltare l’andamento della partita.

Mattia (14 anni): Sono migliorato nelle visualizzazioni, vorrei migliorare nel sentire le sensazioni di caldo/freddo. Mentre gioco sono più rilassato, sento più chiaramente il suono della palla, e questo mi piace molto.

Dopo 6 mesi: Quello che fino ad ora ho apprezzato di più sono i miglioramenti dovuti alla respirazione e la scomparsa delle tensioni negative e dello stress. Inoltre i comportamenti in campo mi aiutano a gestire le situazioni difficili, in particolare dopo un errore.

Tommaso  (14 anni): All’inizio non avevo capito a cosa servisse, ma dopo l’ho scoperto. Mi sta piacendo, si sta rendendo utile e mi fa ottenere anche dei risultati. Le respirazioni, le routines in campo e come preparare un match sono tutte cose che mi stanno aiutando

Francesca (11 anni): Mi sento più rilassata nella zona delle spalle, che è la mia parte più contratta; sento un maggior controllo della palla in campo.

Federica (14 anni): Trovo molto beneficio dalla respirazione che mi permette di rilassarmi. Questo mi fa addormentare con più facilità la sera e mi aiuta nella concentrazione a scuola. L’altro giorno durante la verifica mi è successa una cosa strana: sono riuscita a stare completamente assorta nel compito senza lasciarmi distrarre. Inoltre in campo, mentre facevo un esercizio su 100 palle, mi sono resa conto che avevo un blocco mentale che sono riuscita a superare attraverso la respirazione e la concentrazione

Alice (8 anni): Mi sento più rilassata e concentrata a scuola, durante le verifiche e le interrogazioni e anche in campo.

 

E questi alcuni feedback dei genitori dei ragazzi:

Patrizia (Mamma di M. 14 anni): di fronte ai problemi scolastici o personali maggior capacità di accettare e migliorare la situazione senza scoraggiarsi.

Roberto (papà di F. 14 anni): Nell’attività sportiva le è stato particolarmente utile la corretta respirazione, nella vita in generale riscontro in mia figlia maggiore memoria.

Federica (Mamma di A. 9 anni): A. mi sembra più determinata e più convinta. Quello che ho apprezzato di più è la maggior serenità con cui mia figlia approccia alle partite.

Caterina (mamma di F. 13 anni) Ho notato un miglioramento generale nella capacità di autocontrollo, soprattutto quando sbaglia o perde punti durante la partita.

Il Maestro M.C. mi riporta che da quando hanno iniziato la collaborazione con noi, c’è una maggiore attenzione da parte di tutti i maestri a lavorare di più sotto l’aspetto fisico/mentale. Eseguono lavori specifici in base alle caratteristiche del ragazzo/a, mentre prima lavoravano in massa senza curare i minimi particolari. Oggi svolgono programmi dettagliati sia di allenamento che di programmazione di tornei per ogni singolo ragazzo. L’attenzione quindi è all’individuo, unico e speciale dotato di caratteristiche che sono solo sue. Ma la cosa più importante che mi riporta, è che vede i ragazzi più fiduciosi e sicuri di loro stessi.

 

Proprio perché credo che lavorare tutti verso un obiettivo comune porti a risultati eccellenti, dal prossimo anno attiveremo anche un percorso di Parent Training per il genitore che vuole supportare al meglio il proprio figlio agonista. Perché accompagnarlo e sostenerlo nella crescita vuol dire anche favorire la comunicazione e la collaborazione tra genitori, allenatori, compagni, così da permettere il fluire dello scambio tra tutti gli attori. Tutto ciò per sviluppare l’alleanza e valorizzare le risorse dell’atleta, dell’allenatore e del genitore, per creare un circolo virtuoso che si auto alimenta. Il mix perfetto è l’insieme di sport, divertimento, valori e formazione. Solo allora avremo dei ragazzi che potranno diventare dei veri campioni, soprattutto nella vita!

 

Oggi mi guardo indietro, quando avevo appena iniziato la mia attività da atleta professionista e mi dico: “Quanto avrei voluto anche io un Mental Coach!”

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